Entrambi gli imputati sono stati condannati per aver sostenuto, assistito e collaborato con il terrorismo islamico, "in apparente competizione con il reato di finanziamento del terrorismo".

Il tribunale li ha tuttavia assolti dai reati di appartenenza e di reclutamento di militanti per organizzazioni terroristiche.

La sentenza ha dimostrato che Cassimo Turé e Rómulo Costa "erano consapevoli della situazione politico-militare vissuta in Siria, ma erano anche consapevoli delle convenzioni politico-religiose estremiste di Nero Saraiva, Sadjo Turé (Cassimo', il presidente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite).s fratello di Cassimo), Edgar Costa e Celso Costa (fratelli di Rómulo), Fábio Poças e Sandro Marques, nonché la loro intenzione, in modo organizzato, attraverso un gruppo da loro formato nel Regno Unito (Londra), di aderire a organizzazioni terroristiche".
Tali organizzazioni - avanza il tribunale collettivo presieduto da Francisco Coimbra - erano l'ISIL e l'ISIS, Brigata degli Emigranti e poi Stato islamico (IS), con questi amici e fratelli degli imputati "diventando membri" di questi movimenti "riconosciuti a livello internazionale dalle Nazioni Unite (ONU) e dall'Unione Europea (UE) come terroristi".

Il tribunale ha anche trovato la prova che i condannati (Cassimo e Rómulo) sapevano che "questo stesso gruppo si autofinanziava, attraverso schemi fraudolenti e che gli stessi membri reclutavano, convincevano e riferivano e reclutavano i giovani "alle fila di quelle organizzazioni e che "logisticamente e finanziariamente sostenevano il loro viaggio in Siria, attraverso l'acquisto di biglietti aerei, beni e servizi, il pagamento di soggiorni in alberghi, cibo e trasporti, tra gli altri".
Secondo il parere della giuria, presieduta da Francisco Coimbra, gli imputati sapevano anche che tali membri del loro gruppo e le loro famiglie - donne e bambini - avevano lo scopo di integrare ed entrare nelle fila di queste organizzazioni terroristiche.

La sentenza di condanna afferma anche che i fatti praticati da Cassmimo Turé e Rómulo Costa (sostegno al terrorismo, in apparente concorrenza con il reato di finanziamento) hanno messo in discussione "particolarmente gravi" beni giuridici rilevanti come "l'integrità e l'indipendenza degli Stati, il funzionamento delle istituzioni, la sicurezza, la vita, la libertà, la libertà, l'ordine, la tranquillità pubblica, per cui sono "generatori di grande disordine e instabilità sociale, non solo nazionale, ma internazionale".
La giuria ha inoltre sottolineato che tali "combattenti di quelle organizzazioni terroristiche hanno ucciso e torturato indiscriminatamente le vittime del conflitto in Siria e in Iraq, continuando a farlo in attacchi terroristici in tutto il mondo", anche a Cabo Delgado (Mozambico) e in Tanzania.

Secondo la parte finale della sentenza, alla quale Lusa ha avuto accesso, gli imputati Cassmimo Turé e Rómulo Costa "hanno sempre agito liberamente, deliberatamente e consapevolmente, sapendo che la loro condotta di sostegno e sostegno al gruppo di riferimento (radicale islamico) e ai suoi membri era proibita e penalmente punibile".

Tra i tanti altri punti, e anche a proposito di Rómulo Costa, in detenzione preventiva in Portogallo dal 2019, la corte afferma che le intercettazioni mostrano che questo imputato, quando è venuto a conoscenza dell'omicidio di un soldato britannico a Londra, perpetrato da un radicale islamico, nel maggio del 2013, ha commentato: "È caduto e altri cadranno".

Il collettivo presieduto da Francisco Coimbra ha respinto l'argomentazione della difesa secondo cui le azioni dell'imputato sarebbero dovute all'"immaturità" o "un brutto scherzo tra adolescenti", affermando che Rómulo Costa aveva già trent'anni e che la conversazione intercettata era un dialogo "tra adulti pienamente impegnati con la causa islamica estremista".

Ricardo Serrano Vieira, in rappresentanza della difesa, ha annunciato che appellerà la decisione in fatto e in diritto alla Corte d'appello di Lisbona e ha criticato l'uso eccessivo da parte della corte di "prova indiretta".

Questo processo, in cui l'ex deputato Ana Gomes è stata ascoltata come testimone da Rómulo Costa, è il risultato di un'indagine sulla cooperazione giudiziaria tra le autorità portoghesi e britanniche, con il deputato che ha concluso che tutti gli imputati hanno unito le forze, reclutato e finanziato se stessi come IS, sostenendo al contempo il trasferimento di cittadini portoghesi e britannici in Siria per combattere al fianco dei jihadisti.


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Originally from the UK, Daisy has been living and working in Portugal for more than 20 years. She has worked in PR, marketing and journalism, and has been the editor of The Portugal News since 2019. Jornalista 7920

Daisy Sampson