Nel documento diffuso oggi, la cui prima firma è del presidente dell'Associazione dei Medici di Sanità Pubblica, Ricardo Mexia, i medici lamentano "l'enorme asimmetria nelle risorse disponibili di fronte alle necessità" e gli "attacchi successivi" che hanno subito la loro autonomia tecnica e che considerano "violazioni della loro dignità professionale". I medici ribadiscono la necessità di concretizzare "la riforma della sanità pubblica", a lungo rimandata, sottolineando che "la pandemia di Covid-19 ha reso ancora più visibili le carenze e le lacune di un settore che non è mai stato veramente oggetto di investimenti".L'assenza di una pianificazione e di un pensiero a lungo termine fa sì che quest'area presenti carenze critiche in termini di risorse umane, strutture, attrezzature, assenza di un sistema informativo, e abbia visto la sua organizzazione rimandata a causa dell'evoluzione della moderna Sanità Pubblica", sottolineano.

I firmatari deplorano che "si moltiplichino le situazioni in cui la risposta è messa in discussione, con l'attuazione di soluzioni, presumibilmente collaborative e rapide, che vanno controcorrente" rispetto alle buone pratiche e alle linee guida di questi specialisti, e che "mirano solo a dare un'apparente normalizzazione dei processi, senza garanzie di tutela della salute dei cittadini e senza tenere conto delle differenze geografiche"."E ogni volta che le unità scelgono di non aderire a queste 'soluzioni cosmetiche' e chiedono maggiori risorse per poter soddisfare le loro esigenze, vengono negate", sottolineano. Ripudiano anche il fatto che, nel bel mezzo della lotta contro la pandemia, "ancora una volta" gli specialisti, nominati Autorità sanitarie, sono obbligati a svolgere funzioni burocratiche come "attestare le limitazioni fisiche di un cittadino ai fini del voto accompagnato, un compito che in nulla contribuisce all'obiettivo della Sanità pubblica di prevenire le malattie, promuovere la salute e migliorare la salute fisica e mentale della popolazione".

Criticano inoltre il fatto che alle Aziende Sanitarie non vengano pagate le ore di lavoro per il rilascio di questi certificati, essendo gli unici elementi in servizio nei giorni delle elezioni che non vengono retribuiti dalla Commissione elettorale nazionale, con la motivazione che sono permanentemente disponibili. I medici deplorano anche "il parere emesso dalla Procura Generale sul pagamento degli straordinari che non riconosce l'innegabile diritto di ogni lavoratore a essere pagato per il lavoro svolto". Ripudiano anche il modo in cui è stato regolato il supplemento dell'Azienda sanitaria, "dovuto più di un decennio fa", ritenendo il suo valore "insultante, dato l'aumento del dolore e della responsabilità" delle sue funzioni".

Respingono anche la decisione, seppur transitoria, di non richiedere più la "qualifica medica" per esercitare le funzioni di Autorità sanitaria. "Ammorbidire questo requisito è l'ennesimo attacco alla dignità professionale delle Aziende sanitarie, creando un precedente inaccettabile, con il pretesto della situazione pandemica che stiamo attraversando", avvertono. A loro avviso, "si tratta di una linea rossa che non può essere oltrepassata" e avvertono che utilizzeranno, "quando opportuno, tutti i mezzi a loro disposizione per difendere i loro diritti". Nonostante queste situazioni, i medici ribadiscono "la loro assoluta dedizione e il loro impegno nella lotta alla pandemia", stando al fianco degli operatori sanitari e dei cittadini.