In un comunicato, il PJ ha detto che come parte dell'operazione nazionale per combattere lo streaming illegale, sono state effettuate 13 perquisizioni, nove in casa e quattro fuori casa, e sono state arrestate nove persone, sei uomini e tre donne di età compresa tra i 35 e i 55 anni.

Oltre a questi detenuti si sono costituiti altri due imputati.

Il PJ ha detto che uno degli arresti è avvenuto in flagrante delito per possesso di diversi tipi di armi da fuoco illegali.

Durante l'operazione, secondo il PJ, sono stati sequestrati vari materiali probatori, cioè sei rack di server e vari altri materiali informatici di supporto all'attività criminale, il saldo di conti bancari, circa ottomila euro in contanti e un'automobile.

"L'indagine è iniziata nel 2019, avendo raccolto prove rilevanti per lo smantellamento di questa struttura criminale, che era dedicata alla condivisione di accesso illecito a contenuti televisivi attraverso il servizio di 'streaming' da IPTV", si riferisce nella nota.

Il PJ dice che gli indagati hanno promosso l'accesso condizionato ai servizi televisivi su Internet, hanno ricevuto importi fissi da centinaia di abbonati e hanno ottenuto profitti significativi da questa attività illegale.

Il danno causato all'operatore di telecomunicazioni, proprietario dei diritti di trasmissione, è stimato in circa mezzo milione di euro.

I detenuti saranno presentati all'autorità giudiziaria per l'applicazione di misure coercitive.

All'indagine ha partecipato la PJ, attraverso l'Unità Nazionale di Lotta alla Cibercriminalità e al Crimine Tecnologico, con il supporto della Direzione Nord, Direzione Sud, Unità Locale di Évora, Unità Tecnologica e Informatica Forense, e anche il Corpo di Operazioni Speciali della GNR, in un'indagine condotta dal Dipartimento di Investigazione e Procura di Sintra.