Le conclusioni dell'indagine sierologica nazionale Covid-19 (ISN COVID-19), condotta tra il 27 aprile e l'8 giugno di quest'anno, indicano un aumento di circa il 10% della sieroprevalenza rispetto alla terza fase dello studio (86,4%), che si è svolta da settembre a novembre 2021.

Lo studio, promosso dall'INSA, afferma che la sieroprevalenza totale è stata più alta nella fascia di età tra i 20 e i 29 anni (98,6%) e nella regione del Nord (96,8%).

Valori simili sono stati osservati anche in tutte le fasce d'età superiori ai 20 anni, comprese quelle oltre i 70 anni, in cui la sieroprevalenza stimata era del 97,2%, secondo quanto riportato dall'INSA in un comunicato.

Le fasce d'età inferiori ai 10 anni sono state quelle con la sieroprevalenza più bassa (76,2% tra 0-4 anni e 78,7% tra 5-9 anni), ma quelle sotto i 20 anni hanno registrato un aumento maggiore della sieroprevalenza rispetto alla terza fase dell'indagine.

Per gli autori dello studio, questi valori riflettono principalmente l'elevata incidenza di Covid-19 nella popolazione infantile, soprattutto durante l'ondata Ómicron, nel gennaio 2022.

"I livelli di anticorpi erano più alti nella fascia di età 50-59 anni e più bassi nella fascia di età inferiore ai 10 anni, indicando che gli individui che erano sia vaccinati sia che avevano un'infezione da SARS-CoV-2 rimanevano quelli con livelli più alti di anticorpi, come osservato nella seconda e terza fase dell'ISN COVID-19", anticipa l'INSA.

Secondo lo studio, l'Algarve rimane la regione con la sieroprevalenza più bassa (91,7%), probabilmente legata a una minore copertura vaccinale nella regione, mentre il Nord è dove questo valore è più alto.