Dopo la morte dei genitori, donò tutto ai poveri e iniziò gli studi di teologia. A tempo debito, fu ordinato sacerdote da mons. Lampert, vescovo di Cracovia, al quale succedette nel 1072. Visitava ogni anno le sue parrocchie, portando un rinnovamento spirituale tra il clero e i laici. La sua casa era sempre affollata di poveri ed egli teneva una lista di vedove e di miserabili ai quali distribuiva sistematicamente elemosine.


A quel tempo la Polonia era governata dal re Boleslao II, che aveva rapito una donna sposata per soddisfare i suoi desideri lussuriosi. Dopo che San Stanislao lo rimproverò per il suo adulterio, il re si infuriò e troncò il colloquio con delle minacce. Di fronte a tanta ostinazione, il vescovo non ebbe altra scelta che emettere una sentenza di scomunica.

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Quando il re entrò nella cattedrale di Cracovia, scoprì che le funzioni erano state subito sospese per ordine del vescovo. Furioso di rabbia, inseguì il santo nella piccola cappella di San Michele fuori città e lo uccise mentre celebrava la Messa. Le guardie fecero quindi a pezzi il corpo e lo sparsero perché fosse divorato dalle bestie selvatiche. San Stanislao morì nel 1097 e le sue reliquie furono collocate nella cattedrale di Cracovia.